Potente
Cappella di Sant’Elmo, Villefranche-sur-Mer
Dal 18 marzo al 14 maggio 2023
La Citadelle, in collaborazione con la Galleria Eva Vautier, presenta dal 18 marzo al 14 maggio 2023 Puissantes, una mostra collettiva basata sul lavoro di cinque artiste e sul loro rapporto con il sacro, il divino e la sensazione di presenza mistica nella vita quotidiana.
Allestita nella Chapelle Saint-Elme, nel cuore della Citadelle di Villefranche-sur-Mer, questa mostra offre ai visitatori l’opportunità di immergersi nel mondo di Mona Barbagli, Natacha Lesueur, Frédérique Nalbandian, Caroline Rivalan e Anne-Laure Wuillai, cinque artiste affermate nel panorama artistico nazionale.
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La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.30. Visite guidate su prenotazione al numero 04 93 76 33 27 & [email protected]
Mona Barbagli
Nata nel 1995 e diplomata al Pavillon Bosio e alla Scuola di Belle Arti di Nantes Saint-Nazaire, Mona Barbagli è un’artista che utilizza come mezzo principale le proprie emozioni e i propri sentimenti riguardo a situazioni di vita reale, che ricrea da sola in performance.
In occasione di un viaggio in Senegal, nella città di Dakar nel 2019, immagina un lavoro intitolato “Paroles ineffables” (Parole ineffabili) intorno alla parola e alla sua traduzione, a contatto con i griot, figure di poeti-musicisti che passano di villaggio in villaggio e depositari di una tradizione orale ancestrale. La sua idea ha preso forma e ha deciso di stabilire un rapporto di fiducia con una donna griot, per sviluppare una “trama di discussione”. Registra la sua conversazione con il griot, indirizzando le sue domande sulla sua concezione della trasmissione orale e sul suo ruolo nella società. Ascoltando questa conversazione registrata, Mona Barbagli cerca di ritrascrivere il ritmo e l’essenza di questo scambio colorando un filo bianco con colori diversi. La parola assume quindi una forma estetica essendo composta da vuoti e pieni colorati. Si aggiunge poi un sottile strato di cera d’api al filato per proteggerlo. Infine, l’artista intreccia il filo in una striscia di tessuto che trascrive il dialogo in modo poetico ed enigmatico, un’opera d’arte fisica e commemorativa di una memoria inizialmente intangibile.
Con “Aqueous Batik”, il suo lavoro con il tessuto prosegue con una tecnica ancestrale di stampa su stoffa: il motivo da rappresentare sul tessuto viene creato grazie a una riserva di cera che, una volta tinta la stoffa, viene rimossa per rivelare il disegno. L’artista vede quest’opera come un momento congelato di emozione, contemplazione, un momento di comunione con il suo mondo interiore, che invita lo spettatore a riconnettersi con il proprio corpo, la propria mente e la propria anima.
Infine, con la serie “Lames vives”, la violenza che sottende l’oggetto è controbilanciata dalla fragilità del materiale utilizzato: queste asce fragili non sono affilate, ma sono incise con simboli che lasciano allo spettatore la possibilità di immaginarne l’uso, evocando riti misteriosi.
Natacha Lesueur
Natacha Lesueur è una fotografa francese nata nel 1971 a Cannes e residente a Parigi. Qui crea allestimenti fotografici con una modella che rievoca il personaggio di Carmen Miranda.
Attrice e ballerina portoghese-brasiliana nata nel 1909 e morta nel 1955, Carmen Miranda era famosa negli Stati Uniti negli anni ’40 ed era soprannominata “la bomba brasiliana”. Con oltre quindici film e musical di successo, il suo personaggio incarna un certo esotismo caricaturale – abiti ricoperti di frutta e fiori, colori esuberanti, atteggiamento sempre positivo – mescolando indistintamente le culture sudamericane, in una costruzione mediatica promossa da Hollywood e dal Nord America. Natacha Lesueur ha cercato di riprodurre gli atteggiamenti di questo mito del tropicalismo, una donna che è diventata un’icona e che, sotto i nostri occhi, si dispiega qui in una versione seria, persino grave, lanciando occhi disillusi allo spettatore.
Carmen Miranda – Chica Chica Boom Chic feat. Don Ameche
Con l’opera “Fée couronne”, Natacha Lesueur prosegue la sua esplorazione della figura femminile interrogandosi sul suo rapporto con il sacro e con la condizione della donna nella nostra società: la sua modella, tutta vestita di bianco, esibisce gli elementi iconografici della sposa, come il velo cristallino, e appare distante o indifferente allo sguardo degli spettatori, mostrando un atteggiamento al contempo determinato e malinconico.
L’artista considera le sue opere come collage, poiché disegna a matita sulla stampa fotografica. Il disegno iperrealistico imita la fotografia e apre nuove prospettive. Il contrasto tra il volto giovane, i capelli grigi e l’incandescenza dell’acconciatura: la modella prende pieno possesso del suo corpo e della sua individualità, simboleggiando attraverso questa eterogeneità la donna contemporanea per eccellenza.
Frédérique Nalbandian
Frédérique Nalbandian è un’artista francese nata nel 1967 e residente a Mentone. È scultrice ma anche disegnatrice e si interessa a materiali specifici come il gesso e il sapone.
Quest’ultimo è il materiale principale dell’opera “Fragment amoureux” (2020), un’immagine di una colonna in rovina con motivi di rose intagliate, il tutto posto su una base di marmo di Carrara. In una lotta costante con la materia, l’artista esplora il paradosso di un elemento architettonico verticale, solido e fallico, associandolo alla fragilità del materiale saponoso e all’evocazione simbolica della rosa. L’immanenza e il candore del sapone sono tra le caratteristiche che interessano Frédérique Nalbandian:
“Il sapone è incredibilmente resistente quando è asciutto. Si conserva perfettamente e invecchia molto bene, direi “nobilmente”, lontano dall’umidità. Francis Ponge diceva: “L’acqua evapora ma il sapone resta” (cfr. Le Savon). Le sue possibilità di cambiare stato e aspetto sono straordinarie. Queste caratteristiche mi interessano molto. “
Nella serie “Archangel”, le rose sono disegnate con lavaggi a inchiostro sanguigno e l’aggiunta di elementi arricchisce la composizione: piuma, muschio, acqua saponata, rosa rossa appena schiacciata, pigmento carminio sono aggiunti per evocare il fiore sacro, simbolo dell’amore appassionato e del potere della bellezza. Nella serie “Appassito”, che in italiano significa “appassito”, l’artista utilizza pastello secco e acqua saponata per riprodurre il motivo della rosa su carta vellutata. L’aspetto cruento e le curve intime formano fiori i cui petali stanno morendo, in un’ode al tempo che passa e in un tributo alle vanità. Infine, in “Remonter le temps” e “Brevis III”, l’artista ci presenta una sorta di ex-voto senza tempo, una celebrazione della bellezza che evoca un seno o una nuvola.
Caroline Rivalan
Diplomata a Villa Arson, Caroline Rivalan, nata nel 1981, vive e lavora a Nizza. Attraverso l’appropriazione di immagini trovate che trascrive in montaggi, Caroline Rivalan esplora i miti femminili.
Mescolando immagini a volte dure, a volte divertenti, con irriverenza e sarcasmo, crea un universo molto particolare in cui i fatti storici si intrecciano, creando nuove narrazioni. Nelle sue storie, il femminile occupa un posto speciale e il desiderio di incrociare i destini delle sue ispiratrici è presente: le pazienti della Salpêtrière “curate” per l’isteria incontrano le vite frenetiche delle sorelle Gellert, due ballerine di cabaret ungheresi degli anni Venti, conosciute come Nita e Zita, che si sono esibite in tutto il mondo con totale libertà creativa, gestendo le loro carriere in completa autonomia, senza il controllo di un impresario.
Nella serie “Insulting wink”, le lingue pendenti dei malati sono associate ai volti dei due danzatori, in una potente antitesi dei paradossi insultanti regolarmente associati al femminile. Qui il corpo dell’isterica non è più costretto, segue i passi del corpo emancipato delle contorsioniste del burlesque, in una sororità ristabilita dall’artista.
Anne-Laure Wuillai
Nata nel 1987 e diplomata alle Beaux-Arts di Parigi, Anne-Laure Wuillai è un’artista francese con sede a Nizza. Al centro della sua pratica c’è il nostro rapporto di esseri umani con l’ambiente naturale: utilizzando campioni di acqua di mare, granelli di sabbia, pietre, alghe e molti altri materiali, ricompone biotopi nel suo studio-laboratorio dove alambicchi, soluti e tavole di osservazione si affiancano a pennelli e matite.
Nell’installazione “Sisifo”, l’artista colloca dei dischi di ardesia naturale sul pavimento che ha ricoperto con acqua di mare mediterranea circondata da un liquido idrofobo. L’acqua del mare così imprigionata può uscire solo per evaporazione, lasciando sulla pietra le tracce iodate del suo passaggio, un’evocazione del mito dell’assurdo e del nostro rapporto di dominio sugli elementi naturali.
Con “Poudriers”, Anne-Laure Wuillai continua a esplorare il suo rapporto con il paesaggio ricreando un ecosistema nella cavità di un oggetto, come ha fatto con le palle di neve o i cassetti di vecchi mobili. Infine, nella sua recente serie di “Piccoli fazzoletti”, esplora la raffinatezza di un oggetto usa e getta apparentemente poco attraente – il fazzoletto di carta – presentandolo come una scultura delicatamente posizionata sull’angolo di una mensola.
“Mi piace mettere in discussione i nostri modi di abitare il mondo, le norme che produciamo per mettere tutto alla nostra scala. Questo modo che abbiamo di addomesticare l’acqua e anche il cielo, elementi la cui immensità tuttavia ci supera in ogni modo.