EVAN BOURGEAU
Evan Bourgeau lavora in duo con Camille Franch-Guerra e da solo. Utilizza tanti mezzi quante sono le sue ricerche, tanti soggetti quante sono le teorie che animano le sue riflessioni su questioni antropiche, metafisiche, morali e culturali. Attaccato alla parola, alla scrittura: la semantica è parte integrante del suo processo creativo, perché la scrittura è legata all’erranza. Questo vagabondaggio si riflette anche nelle sue opere poetiche, che riguardano la vita quotidiana, il desiderio, l’amore, l’empatia e la nostalgia.
Attraverso la sua ultima ricerca e introspezione, sono stati realizzati dipinti in cui il vuoto e il tentativo di evitarlo e riempirlo fanno parte di una connessione tra mente, mano e supporto, secondo uno stato cosiddetto “simbiotico” in cui il corpo viene così messo alla prova… Come momento meditativo, la mano rappresenterebbe metaforicamente l'”occhio sognante”, e il colore un’interpretazione immediata dell’inconscio.
“È una gelosia, in un certo senso, che viene dall’infinito. E per non rimanere congelato, stordito, mantengo questa gelosia e la esprimo, poiché la gelosia precede l’immaginazione, va oltre la vista. Allora posso toccare l’infinito con il pensiero e immaginare la perpetua morte e rinascita di tutto ciò che circola intorno all’essere, nel desiderio. Imperterrito”.
Nato nel 1990 a Nizza
Vive e lavora a Nizza
Corso
2016 DNSEP Pavillon Bosio, Ecole supérieure d’arts plastiques de la ville de Monaco 98000
2014 Menzione DNAP: congratulazioni, padiglione Bosio, Ecole supérieure d’arts plastiques de la ville de Monaco 98000
2008-10 Facoltà di Lettere e Filosofia: arte informazione comunicazione, Nizza 06000
2008 Maturità letteraria, opzione teatro, Valdeblore, la Bolline, 06420
Mostre personali e in duo
2018 Vovere votum, chapelle la providence, Nizza, curatore Isabelle Pellegrini, it
2016 Movimento del sogno, Château du Haut de Cagnes, fr.
2015 Alma, spazio Gred, Nizza, fr.
2015 Les visiteurs du soir – Botox(s), performance, Topoï, galleria espace Gred, Nizza, fr
Mostre collettive
2019 Azimuth, passi, gradini, Galleria Eva Vautier, Nizza
2019 Mostra senza titolo, scarpe (pari), boutique Hattori, Nizza
2018 Natural safe, nuit blanche paris 2018, direttore artistico Gael Charbau, Parigi, fr
2018 Pensees sauvages, no made, villa roc-fleuri, cap d’ail
2018 Sans-titre, bel oeil, interior design, curatrice Isabelle Pellegrini, Nizza, fr
2018 Réservoir, nell’ambito di curiosity(s), botox(s), atelier 28 nice, fr
2017-18 Inventori di avventure nell’ambito delle Scuole del Sud, Villa Arson, a cura di Gaël Charbau Nice,fr
2017 Dematerializzazione, villa roc fleuri, Cap d’ail, fr.
2016 Eloquenza del silenzio, festival degli UFO, hotel Windsor, Nizza
2016 Poursuite, villa roc-fleuri, Cap d’ail, fr.
2016 Rêvez, mostra dei diplomati delle ecoles du sud 2016, fondation Lambert, Avignone, fr
2016 La trahison des objets, galleria Sisso, a cura di Nicolas Blamoutier, Lysandre Enanaa, Paris 11ème, fr
2016 Pasqua al sole, le salon, Nizza,fr
2015 Festvival o.v.n.i , le salon, Nizza,fr
2015 Artagon 1 side, Villa Deshayes, Paris 14e, fr
2012 Pleins pouvoirs, Marc Bauer, partecipazione, la station, Nice, fr
Onorificenze e riconoscimenti
2015 Artagon i side: finalista al concorso collettivo con Camille Franch-Guerra e premio scolastico con
Fanny Lavergne e Charlène Dray
2014 club soroptimista: borsa di studio
AZIMUTH
Benoît Barbagli, Tom Barbagli, Evan Bourgeau
Camille Franch-Guerra, Omar Rodriguez Sanmartin
Florent Testa, Anne-Laure Wuillai
Con la partecipazione di
Célia Vanhoutte, scenografia energetica
Frédéric Blancart, curatore della mostra
“Chi ci ha trascinato qui? Lo maledico!”
Questa frase veniva spesso ripetuta con queste varianti:
“Le mie mani sono congelate!”.
“Sono caduto di nuovo in una buca!
“Questo non è il modo giusto.
A volte la valle metteva a tacere i grugniti, altre volte dava loro un’eco potente. Ad un’altitudine di 2500 m sulle montagne del Mercantour, la traversata da Trécolpas al rifugio Cougourde è stata molto più difficile di quanto avessimo immaginato.
Prima di tutto, perché le ciaspole di primo prezzo sulla pista non funzionano, si staccano sempre, si perde l’equilibrio e si cade su un fianco, e poi buona fortuna a rialzarsi.
Quindi la maggior parte di noi ha scelto di non usarli e, dato che c’era almeno un metro di neve, era abbastanza ghiacciata per scivolare ma anche abbastanza soffice da sprofondare fino all’inguine. Con il peso del sacco su ogni gradino si temeva che la neve si rompesse, perché una volta bloccata ci sarebbero voluti diversi minuti per uscirne.