Alla Galerie Eva Vautier, la mostra Elémentaire ou la règle du jeu riunisce Tom Barbagli, Charlie Chine, Jacqueline Gainon, Agnès Vitani e Anne-Laure Wuillai.
Pratiche che vanno dall’installazione immersiva alla pittura figurativa, dalla performance alla creazione di oggetti concettuali, differenze di formato, differenze di mezzo, differenze di generazione, differenze di percorso.
La scuola elementare è una sfida…
Veduta della mostra “L’état des choses”, Agnès Vitani
La “piccola impresa” di Agnès Grange Vitani raccoglie e poi tratta i pennarelli fuori uso attraverso uno smontaggio sistematico.
Da Eva Vautier presenta una serie di pezzi dei suoi “laboratori” e un’installazione che evoca il paesaggio:
-Una parte fredda, addirittura gelida, fatta di ritagli di carta, un tentativo di avvicinarsi alla grandezza delle cime,
-Una zona temperata, una sorta di terra desolata dove i feltri colorati sono distribuiti in diversi processi di copertura,
-I magmi raffreddati e altri pezzi presentati in verticale ci parlano di temperature estreme.
L’armamentario del camminatore, le scarpe e i bastoni, il kit colorato e il riparo attestano la proposta di circolazione e giocano con l’immagine tradizionale del paesaggista.
I pezzi, provenienti da un’epoca di sovrapproduzione e riciclo, rimangono sulla scala dello spazio di lavoro.
http://www.documentsdartistes.org/artistes/vitani/repro.html
CHARLIE CHINE
“(…) Una serie di documenti appartenuti a Charlie Chine sono stati trovati all’interno di una segretaria di legno acquistata il 27 maggio 2010 in una vendita di garage situata tra Rue Lassus, Rue Delouvain e Rue de la Villette, nel 20° arrondissement di Parigi.
Questo vecchio mobile, la cui vernice era ancora visibile in alcuni punti, era destinato al mio ufficio parigino, al quale mancava un piano di scrittura.
In stile impero, con lo sportello foderato di feltro verde sbiadito, aveva una serie di piccoli cassetti, tutti chiusi da deliziose serrature in bronzo appannato. Giocando con la piccola chiave che avevo conservato fino a quel momento, riuscii ad aprirne due. Gli altri rimasero chiusi finché la mia curiosità non fu più forte dei loro lucchetti.
Quindi è stato molto più tardi che ho scoperto cosa contenevano. Tanti diagrammi, progetti, schizzi, idee e corrispondenza ridotti a pochi fogli essenziali incollati in due quaderni di pelle nera. Dopo aver riflettuto a lungo su quanto avevo appena scoperto, ho deciso di continuare il lavoro iniziato da questa nonna scomparsa, nata probabilmente intorno al 1880, di cui fino ad allora si erano perse completamente le tracce. (…) “
Diplomato alla Scuola di Belle Arti di Aix en Provence e a Villa Arson, Charlie Chine è interessato alla questione della narrazione auto-biografica e alle diverse modalità di scrittura narrativa. Attraverso studi, attività, storie o oggetti, disseziona l’habitus dell’uomo moderno mettendo in discussione, in particolare, la memoria collettiva e individuale, la nozione di luogo comune o quella di lavoro o l’attività di voler fare lavoro.
JACQUELINE GAINON
Jacqueline Gainon vive e lavora a Nizza
Nata nel 1951, ha frequentato un anno alle Beaux-Arts de Marseille nel 1970, poi si è fermata e ha viaggiato, quindi un anno alle Beaux-Arts de Paris nel 1979, dove ha conseguito la laurea. Torna a Nizza per tenere la sua prima mostra, Confrontation, nel 1980 presso Malabar et Cunégonde, dove incontra i pittori della figurazione libera, Alberola, Blais, Combas, Di Rosa e Lanneau, con i quali stringe legami.
Jacqueline è una pittrice figurativa e possiamo dire iconoclasta.
In un mondo in cui l’immagine è sovrana, un pittore sta semplicemente aggiungendo una nuova immagine alla somma infinita che ci attraversa ogni giorno?
Alla domanda “perché dipingere? Jacqueline risponde che non fa immagini, che ci sono già abbastanza immagini, che cerca di fare pittura.
Le immagini e il soggetto sono pretesti e hanno poca importanza, la questione è la pittura stessa, la sua interrogazione, l’opera che produce.
Il quadro è la traiettoria del tempo trascorso a dipingere, apre l’immagine e penetra i diversi strati che vi sono nascosti.
Qui inizia il lavoro della pittura, che procede nello spessore di questo tempo che non cessa di produrre altre domande che vengono, gesto dopo gesto, a depositarsi e a coprire l’immagine. Dipingere è interrogare il mondo.
La pittura è qualcosa di misterioso, che sembra ripetere come un mantra. La pittura è ciò che parte da un’immagine ma non le appartiene più.
Ciò che si presenta ai nostri occhi sembra allo stesso tempo essersi ritirato, perché ciò che si presenta ai nostri occhi non è un’immagine, ma un’apertura la cui interrogazione va oltre la cornice ma interroga noi stessi e il mondo circostante.
ANNE-LAURE WUILLAI
Anne-Laure WUILLAI (nata a Versailles nel 1987) Formazione: ENS Cachan.
Laureato all’Università del Quebec. Diplomato all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts de Paris.
Anne-Laure Wuillai decostruisce le strutture quotidiane che governano la nostra vita: agende, calendari, libri di scuola, griglie, orari, ecc. per restituire il suo posto all’umano. Gli oggetti banali che installa sono delle sfide ai nostri corpi, cioè a ciò che guarda ma che è anche guardato, a ciò che vede ma non vede se stesso (tranne che in uno specchio). Giocando con le norme e il normativo, traccia il paradosso della nostra presenza nel mondo, una presenza combattuta tra libertà e costrizione, tra il sé e l’altro.
Testo di Michel Rémy
TOM BARBAGLI
Tom Barbagli vive e lavora a Nizza. Diplomato all’Institut Supérieur de Design, esplora le connessioni e le fratture tra il mondo del design e quello dell’arte, impegnandosi a rimuoverne i bordi e i confini.
Si cimenta in esperimenti singolari, deviando dalle leggi della fisica e utilizzando sia materiali utilitari (motori, diodi luminosi, dischi rigidi) sia materiali naturali (cera d’api, legno massiccio, minerali). L’ingegnosità degli assemblaggi meccanici crea poi oggetti onirici o installazioni immersive, simili a microfenomeni.
Così gli oggetti che realizza trasmettono dati cognitivi ineffabili sul funzionamento della coscienza e del mondo circostante. E ben oltre la percezione visiva, portano al risveglio… risveglio dei sensi, risveglio della coscienza.