Ben Vautier
La muerte no existe
MUAC, Città del Messico (Messico)
Dal 1° ottobre 2022 al 02 aprile 2023.
Ben Vautier, La muerte no existe. Vedute della mostra, Museo Universitario Arte Contemporáneo, MUAC/UNAM, 2022. Foto: Oliver Santana
Con il sostegno della Galleria Eva Vautier, il MUAC (Museo Universitario Arte Contemporàneo) presenta La muerte no existe, una mostra retrospettiva dell’opera di Ben, curata da Ferran Barenblit (ex direttore del MACBA di Barcellona).
Distribuita su quasi 1500 m2, questa retrospettiva presenta le opere dell’artista in tre spazi: storico, contemporaneo ed etnico. Questa mostra ripercorre il percorso artistico e il pensiero di Ben.
“Nella sua prodigiosa produzione, Ben Vautier crea un’opera disinibita, potente e totale. Nel corso della sua carriera, Ben Vautier ha fuso arte e vita con uguale sincerità e forza. Il tema principale del suo lavoro è l’arte stessa: la necessità di impegnarsi sempre e di essere radicali, l’idea che ogni pratica umana possa essere intesa come espressione della cultura e persino della sua apparente inutilità.
Il suo atteggiamento è di costante ironia, quella che si trova quando si dice una cosa e forse, solo forse, si intende il contrario. La genesi della sua pratica si colloca alla fine degli anni Cinquanta, nel movimento del Nuovo Realismo. Con Yves Klein e Arman, tra gli altri, ha partecipato alla creazione dell’École de Nice, invocando l’eredità di Marcel Duchamp e ripensando il significato dell’arte. In questo periodo Ben si fa promotore di una nuova arte d’avanguardia. Qualche anno dopo, entra in contatto con Fluxus, un movimento nato a New York che si spinge oltre, privilegiando il processo rispetto al risultato, prefigurando l’arte concettuale e proponendo un intenso dialogo con la poesia, la musica e le arti teatrali.
Il lavoro di Ben assume molte forme: azioni, spesso quasi invisibili, come il gesto più minimale possibile con vari significati; pezzi testuali, sempre con la sua caratteristica scrittura corsiva in bianco su sfondo nero; pezzi scultorei, spesso il risultato dell’assemblaggio di vari oggetti; e installazioni che incoraggiano la partecipazione del pubblico. Le idee ricorrenti nel suo lavoro sono l’ego e l’etnicità. Il primo ha a che fare con la semplice esistenza, il desiderio di continuare a vivere e, naturalmente, l’essere artista. Per Ben, l’etnicità consiste nel riconoscere la specificità di ciascuno dei popoli del mondo, che il colonialismo eurocentrico ha cercato di mettere a tacere. Per questa mostra a Città del Messico, questa nozione si trova in alcuni testi nahuatl.
Poliedrico, intenso, instancabile e tenace, Ben ha ampliato la sua sconfinata produzione fondendo arte e vita in decenni chiave della storia recente, sempre in anticipo sui tempi. I suoi atteggiamenti e i suoi modi di lavorare nei primi anni hanno anticipato molte delle tendenze degli anni Ottanta e Novanta: la radicalità di certe azioni, spesso nascosta dalla loro semplicità; la centralità dello scorrere del tempo; l’importanza del testo; la capacità di riunire persone diverse in azioni apparentemente ordinarie. In gran parte della pratica artistica degli ultimi due decenni del secolo, possiamo trovare elementi che ci riconducono al suo lavoro. Tuttavia, il capolavoro di Ben è Ben stesso: una macchina a moto perpetuo che analizza la complessa realtà che dobbiamo negoziare ogni giorno. Mostrando un talento e un’etica del lavoro senza limiti, Ben si propone di spiegare il significato di ogni cosa”.
Estratto dal comunicato stampa del MUAC