Fuori dalle mura
Ben e gli ospiti
Arte all’orizzonte
La Conciergerie – La Motte-Servolex
Dal 2 ottobre al 18 dicembre 2021
Veduta della mostra, Foto Anne-Laure Wuillai
Mostra collettiva con gli artisti BEN, Olivier Mosset, Claude Viallat, Geoffrey Hendricks, Benoît Barbagli, Tom Barbagli, Gérald Panighi, Charlotte Pringuey-Cessac, Marc Chevalier, Franck Saïssi e Anne-Laure Wuillai.
Curatore: Eva Vautier
Questa linea immaginaria rappresenta il punto di congiunzione tra cielo e terra o mare dal punto di vista dello spettatore. Questo limite del mondo, che continua a muoversi con noi, sembra sempre a portata di mano. Frontiera e futuro al tempo stesso, la linea dell’orizzonte ha spinto la curiosità dell’uomo ad andare oltre il proprio mondo per vedere cosa c’è al di là.
Una delle prime opere di Ben Vautier è una linea datata 1955, in seguito firmò l’orizzonte sulla Promenade des Anglais nel 1962. Lo skyline diventa un’opera d’arte e la sua proprietà. Il gesto è stato ripetuto molte volte e molti orizzonti sono diventati suoi. È un punto di partenza per il viaggio dell’artista e l’incursione nei mondi profondi della vita quotidiana. Partendo dal paesaggio che lo circonda, si muove verso la filosofia della natura umana e infine esplora la profondità dell’anima. I gesti e le parole che compongono l’opera di Ben possono sembrare banali, comuni, perfino banali, ma sono sistematicamente fonte di riflessione.
Questa mostra riunisce le opere storiche di Ben, oltre a quelle nuove, e quelle di dieci artisti che si avvicinano al loro mondo artistico con lo stesso slancio, pur cercando risposte in orizzonti diversi. Art on the Horizon vi porterà anche nel mondo di Gérald Panighi, Benoît Barbagli, Charlotte Pringuey-Cessac, Tom Barbagli, Olivier Mosset, Marc Chevalier, Anne-Laure Wuillai, Claude Viallat, Franck Saïssi e Geoffrey Hendricks.
Eva Vautier, curatrice
Arte all’orizzonte | l’orizzonte dell’arte
La linea retta, spesso il percorso più semplice ma il più difficile da percorrere e da disegnare, forma una demarcazione, un confine. È rappresentato da un punto di partenza e un punto di arrivo collegati da una linea. Confine e connessione al tempo stesso, come l’orizzonte, la linea fittizia tra cielo e terra, è l’inizio del mistero. Appropriarsi dell’orizzonte, come ha fatto Ben Vautier firmandolo nel 1962, concretizzarlo con una linea, significa creare un gesto che padroneggia il limite, dà una direzione, quindi un significato. Attraverso il gesto, o l’azione di firmare ciò che non è stato rivendicato, Ben abbraccia diverse correnti artistiche come il “ready-made” di Marcel Duchamp e il movimento internazionale Fluxus, che ha trovato una sede in Francia nel suo negozio di Rue Tonduti-de-l’Escarène. Fluxus sosteneva la non-arte o anti-arte e si batteva per cancellare il confine tra arte e vita. È un movimento di energia per abbracciare la fluidità tra le espressioni artistiche, abbattendo le barriere tra le arti e ciò che è considerato un’opera d’arte. Pertanto, i limiti e i confini vengono sempre esplorati, superati e messi in discussione. Il gruppo prende il sopravvento sull’individualità dell’artista, ma l’ego non scompare del tutto, è chiaramente rivendicato da Ben. Il percorso che ci accingiamo a seguire parte da linee e punti, si snoda attraverso la storia dell’arte contemporanea per meglio comprendere quanto l’arte sia vitale per il futuro dell’Uomo.
All’inizio c’è il punto, l’ancora. Punto di partenza o punto di arrivo, Olivier Mosset lo ha rappresentato in un cerchio su una tela.
L’inizio di una linea che possiamo facilmente immaginare come la trascrizione della prima traccia cosciente lasciata dall’Uomo fino all’ultimo. Carboncino alla mano, il gesto primitivo messo in scena da Charlotte Pringuey-Cessac in un video, “Line”, trova spazio come introduzione alla mostra, materializzando la linea dell’orizzonte che l’Uomo primitivo scopriva quando si metteva in piedi, spingendolo a scoprire un paesaggio lontano. Indagherà il territorio, scalerà le montagne, come fece Benoît Barbagli, alla ricerca di un luogo adatto per creare un’opera di collaborazione con la natura, gettando inchiostro e poi ringraziandola con mazzi di fiori, offerte alle forze vitali. Bloccato dall’acqua, l’uomo la analizzerà per cercare di attraversarla. Si è poi imbattuto in alcuni lavori di Anne-Laure Wuillai che cataloga i colori della costa, delle acque, crea onde, il tutto con tanto rigore scientifico quanto bellezza e delicatezza nelle sfumature.
Franck Saïssi accompagna il visitatore in una fantastica spedizione attraverso i suoi disegni a china. La nave naviga su un mare calmo, gli uomini sono attratti da un fenomeno, catturati dal cielo. È il passaggio nel mondo intimo e spirituale. La bussola marina di Tom Barbagli ci guida attraverso la mostra. Il suo lavoro, basato su una solida conoscenza dell’ingegneria, devia la tecnica per aggiungere poesia a oggetti e fenomeni quotidiani. Le sue opere sono una perfetta introduzione a quelle di Geoffrey Hendricks; artista associato anche al movimento Fluxus, lavorava sul cielo realizzando rappresentazioni quotidiane di esso, un “cloudsmith”.
Il cielo ha sempre affascinato l’uomo, rappresentando spesso il divino, lo spirituale, l’incorporeo e l’eterno, ciò che Dante definisce “cose incorruttibili” nella Monarchia.
Al contrario, la terra rappresenta il corporeo, il materiale e il tempo, le “cose corruttibili”. L’uomo, da parte sua, ha un posto speciale, è “l’unico essere che occupa la terra di mezzo tra le cose corruttibili e quelle incorruttibili; per questo i filosofi lo equiparano giustamente all’orizzonte, che si trova in mezzo ai due emisferi”.
La corda di Claude Viallat ci aiuta a muoverci tra questi due mondi. Marc Chevalier, sul versante terrestre, accumulando linee, ha creato una rete di percorsi sovrapposti, un labirinto che traccia anche una griglia di lettura. Dall’accumulo di confini derivano l’organizzazione e la comunicazione strutturate, poiché ci sono molti incroci. La linea, in senso figurato, rappresenta quindi un mezzo per articolare pensieri e concetti. Ci permette di esplorare il mondo esterno e di sondare il mondo interiore dell’essere umano che lo abita.
È stata l’organizzazione delle linee a formare la prima scrittura cuneiforme. Si è poi evoluta, unendo i segni separati e dando origine ad altre scritture. È nella curva che verrà realizzato il layout moderno dei nostri alfabeti, in particolare quello così riconoscibile della scrittura di Ben. Da limite, la linea è diventata naturalmente un legame, un mezzo di comunicazione e di espressione. Degno rappresentante e promotore di Fluxus, Ben ha abbracciato pienamente il manifesto curato da George Maciunas, in particolare nel desiderio di “PROMUOVERE UN FLUSSO E UNA TENDENZA RIVOLUZIONARIA NELL’ARTE”. La promozione di “arte viva, anti-arte, promozione della REALTA’ NON ARTISTICA in modo che possa essere compresa da tutte le persone, non solo da critici, dilettanti e professionisti”.
L’opera di Gérald Panighi, con le sue illustrazioni e citazioni, si concentra sia sugli aspetti superficiali che su quelli profondi della natura umana, e la loro discrepanza li rende divertenti. L’umorismo è spesso cupo e autoironico, raramente cattivo.
Presentati in una nuvola, questi pensieri illustrati fanno eco a quelli di Ben. Queste frasi senza tempo, combinate con i disegni quasi antiquati, collocano il visitatore nel “qui” e nell'”ora”. Lo spingono, come Ben, a porsi domande e a riflettere sulla loro situazione, condizione o storia.
Dopo aver preso direzioni diverse, i percorsi artistici si sono riuniti intorno a Ben.
Dalla linea retta alla curva del mare, ai salti nel vuoto, ai movimenti del cielo e dei pianeti, l’artista ripensa necessariamente il posto dell’uomo nel suo universo. Guardando indietro alla creazione, lo spettatore si confronta con il creatore. Nel rincorrere questa meta irraggiungibile, perché sempre in movimento, esploriamo l’origine dell’umanità, le sue motivazioni e le sue preoccupazioni.
Questo orizzonte era inizialmente una promessa di un mondo migliore e diverso per i primi esploratori, e il cammino che abbiamo percorso è sistematicamente un’occasione per riflettere sul nostro stesso viaggio, sugli incontri che facciamo e sulle lezioni che impariamo. Sul tempio di Delfi era scritto “Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei”, il contrario trova il suo significato nel nostro mondo, dove l’uomo comincia a rendersi conto di essere una piccola parte del suo universo e deve la sua esistenza a ciò che lo circonda.
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Dante Alighieri, De Monarchia, 1312-1313
George Maciunas, Manifesto Fluxus, 1963